Menu
Chiudi

Articoli e News

Strage di Erba: la sentenza della Corte suprema di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto infondato il ricorso promosso dai condannati e così chiudendo il processo di revisione della Strage di Erba in cui  Campa Avvocati, con Massimo Campa e Daniela Spandri, ha assistito le parti civili Pietro e Beppe Castagna.

I Giudici di Legittimità hanno vagliato i motivi addotti dai ricorrenti che avevano impugnato la sentenza con cui la Corte di Appello di Brescia ha dichiarato inammissibili le istanze di revisione trasmesse.

Nelle 53 pagine, illustrative dei motivi che hanno rigettato il ricorso, si rinvengono importanti richiami ai principi fondanti l’istituto della Revisione, strumento d’impugnazione straordinario, esplicitati dalla Corte Costituzionale, ancora attuale: l’istituto della revisione si pone nel sistema delle impugnazioni penali quale mezzo straordinario di difesa del condannato ed è preordinato alla riparazione degli errori giudiziari, mediante l’annullamento di sentenze di condanna che siano riconosciute ingiuste posteriormente alla formazione del giudicato. Esso risponde all’esigenza, di altissimo valore etico e sociale, di assicurare, senza limiti di tempo ed anche quando la pena sia stata espiata o sia estinta, la tutela dell’innocente, nell’ambito della più generale garanzia, di espresso rilievo costituzionale, accordata ai diritti inviolabili della personalità» (Corte cost. sent. n. 28 del 1969). La Consulta ha avuto, altresì, cura di precisare che: «La revisione è necessariamente subordinata a condizioni, limitazioni e cautele, nell’intento di contemperarne le finalità con l’interesse, fondamentale in ogni ordinamento, alla certezza e stabilità delle situazioni giuridiche ed alla intangibilità delle pronunzie giurisdizionali di condanna, che siano passate in giudicato» (sent. n. 28 del 1969, cit.).

L’impianto motivazionale s’impernia su un’accorta analisi dell’istituto giuridico volta a delinearne la finalità, i presupposti e le regole procedimentali, anche in virtù degli insegnamenti offerti dalla Corte EDU.

Tutti i motivi sono stati ritenuti infondati.

Nessuna nuova prova, nessuna nuova scoperta scientifica era concretamente contenuta nelle istanze di revisione; il vaglio della Corte territoriale di Brescia è stato ritenuto rispettoso delle regole valutative vigenti.

Il Collegio giudicante, presieduto dalla Dott.ssa PEZZULLO, ha altresì rilevato come la procedura seguita dalla Corte bresciana abbia assicurato ai condannati più pregnanti garanzie poiché il provvedimento di inammissibilità è stato assunto non de plano (come consentito) ma dopo l’instaurazione del contraddittorio, avvenuta a seguito della citazione delle parti, quindi con un maggior grado di tutela rispetto al “modello base minimo” disegnato dall’ordinamento.

Nonostante la bufera mediatica, dunque, i principi di diritto sono stati enucleati nel solo luogo ad esso adibito: le aule di Piazza Cavour.

_

Per un ulteriore approfondimento scarica la sentenza.